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SECONDO. | 68 |
della creanza christiana che allo inchinarsi del sacerdote, si stanno intirizzati, et immobili come se fossero statue, et è pur gran cosa, che Iddio altissimo per amor dell’huomo si sia inchinato sino à pigliar la nostra terra, et la polvere, et il fango vile, non voglia per honorar Dio alzar pur la mano, chinar il capo, et piegar le ginocchia; non cosi il nostro fanciullo bene allevato, ma con ogni sommissione, decentemente si humiliarà al nome di colui, à cui Iddio, come l’Apostolo dice, ha dato un nome ch’è sopra ogni nome. Finalmente sappia il fanciullo di dover ricevere la benedittione sacerdotale con gran divotione, come dalle mani di Christo istesso, et come sigillo di questa santa attione, acciò il frutto di essa perseveri in noi, et siamo benedetti nella vita eterna. È anchor termine di buona, et christiana creanza, non partirsi prima che il sacerdote parta dallo altare, et inchinarsegli mentre passa, salutando i nostri fratelli vicini, in segno di amore, et di unione, ch’è l’effetto di quel santo sacrifitio, che siamo una cosa sola con Dio, et una cosa tra noi in carità. Sogliono alcune persone divote nel passar il sacerdote, toccare le vesti sacre, et basciarsi la mano; laquale usanza non ardirei di riprendere, desiderarei però che si facesse con tal modestia, che non paresse che si volessero percuotere le spalle del sacerdote, ma si limitasse la humiltà di quella santa donna che pativa il flusso del sangue, laquale come di nascosto, con gran fede, toccò la fimbria, ò vero frangia del vestimento di Christo, et fu sanata.
Della santa communione, et della predica de la mattina. Cap. LXII.
Io m’accorgo che ad alcuni parerà ch’io empia i fogli di ricordi molto minuti, et altri forse diranno che queste son cose ordinarie, et notorie à ciascuno; à gli ultimi non occorre dir altro, essendomi io già altrove protestato di scriver molte cose per i simplici, et piacesse à Dio che fossero tanto communi, et tanto osservati nel popolo christiano, che non occorresse ricordarle; ai primi dirò solo, che niuna cosa che ci disponga, et ci infiammi all’amor di Dio, deve esser negletta, ne riputata per piccola, vedendosi per prattica molte volte, che una genuflessione, col dire il nome di Giesù, intenerisce un cuor duro, et ostinato, et à ciascuna di queste piccole cose, quando son fatte in gratia corrisponde tal mercede in cielo, che se bene vi si pensasse, non saremmo cosi negligenti, come molti siamo, lasciando di fare con le piccole fatiche i grandi guadagni. Ma ritornando alla nostra materia del culto divino nella Domenica, buono instituto mi par