debita, mi pare meglio sarà star sempre in ginocchioni in ogni tempo, perche quella positura del corpo humilia, et raccoglie l’anima; et questo s’intende della Messa bassa, o piccola, che vogliamo dire, perche nella Messa cantata, et solenne, si può star alcuno spatio di tempo in piede, ò vero a sedere, si come vediamo far a i Canonici nelle Chiese cathedrali, ma però in qualunque modo, et sito che il corpo se stia, oltra la decenza esteriore, deve nello interiore la mente nostra star sempre unita con Dio. Ma ritornando al proposito, si deve star presente alla messa in ginocchioni con ambedue le ginocchia, onde molto sono da riprendere alcuni, che o stanno in piede, ò solo alla elevatione del santissimo sacramento pur alquanto si piegano, quasi violentati dal suono delle campane, et dal rispetto de i più devoti, altri chinano un ginocchio solo, per non dire d’altri modi più scomposti, che sono manifesto inditio di poca divotione, et sono questi bene spesso persone tali, che fanno professione di Cavalieri, et di ben creati, et non si vergognano di saper cosi poco della creanza christiana, se pur più presto non si reputano à vergogna il saperla, et osservarla. Non cosi farà il nostro padre a cui parliamo, non cosi allevarà il suo diletto figliuolo, ma si ricordarà che orando Christo Signor nostro nell’horto, la notte avanti della sua passione, non solo con un ginocchio, ma con tutta la persona prostrato, sparse per noi non pur lagrime, ma sudor di sangue, onde di lui scrive uno Evangelista che, Procidit in faciem suam orans, et un’altro dice, Procidit super terram, et il terzo scrive, Positis genibus orabat, et di santo Stefano è scritto, che orando nello estremo spirito per i suoi lapidatori, chinò le ginocchia, et San Paolo scrive di se medesimo: Flecto genua mea ad patrem Domini nostri Iesu Christi, ma più d’ogni altra cosa ci dovrebbe movere il veder il figliuolo di Dio, fatto huomo, confitto per noi in croce con ambedue i piedi, i cui acerbissimi dolori ci dovremmo ridurre a memoria in ogni tempo, ma spetialmente mentre si celebra la messa, la quale come di sopra si è detto, è una viva ripresentatione della sua passione. Ma che diremo di quelli che senza alcuna necessità, per vanità, et per superbia, o per una certa opinione di grandezza tengono coperto il capo? non si ricordando che il Re dei Re, il quale è presente in su l’istesso altare, non vi hebbe stando in croce coprimento alcuno, se non la corona delle spine. Altri sono che per loro vaghezza, et per mostrarsi ocupati in molti negotii, altro non fanno che chiamar questo, et quell’altro servitore, et parlar loro all’orecchio, ò udir risposte, altri negotiano con amici, o per trattenimento ragionano, che per hora non voglio dire di quelli che sfacciatamnete spendono quel tempo di tanta santità, et veneratione, in guardi