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SECONDO. 57

Iddio datore d’ogni bene, che ce lo dia, nondimeno è meglio dirlo espressamente acciò il vincolo dell’amicitia, et l’ingresso d’ogni ragionamento, et d’ogni negotio sia il nome di Dio. Ho sentito dire, che per opra d’un gran predicatore, et di santa vita, si era introdotto in alcuna parte, questa bella forma di saluto, che uno diceva salutando l’amico, lodato sia il nome di Dio, et l’altro rispondeva, sempre sia lodato. Si legge che altre volte al tempo di Pasqua di resurretione solevano i fideli salutarsi insieme in questa maniera, Il Signore è risuscitato. Et l’amico rendeva il saluto con queste parole; Veramente è risuscitato il Signore, ò l’un dicea, Il Signore è veramente risuscitato, et l’altro rispondea, et è apparso a Simone, cioè a Pietro; et un celebre scrittore de i riti, et divini offitii ammonisce che cosi si doveria fare a quel tempo. Non si riprendono altri termini di buona creanza, nelle salutationi, et conversationi, come il basciar le mani, et altri simili, ma si ricorda l’obligo che habbiamo, di laudar sempre il nome di Dio, et dimostrarci talmente instrutti alla scuola delle creanze mondane, et cortegiane, che non apparisca che siamo totalmente ignoranti delle christiane. Et poi che io sono entrato in questi ricordi, che forse parranno minuti, ma s’io non m’inganno sono utili, et fruttuosi, soggiongerò anchor questo, che laudabile costume saria per mio giuditio anchor nelle salutationi che si fanno tra gli absenti per lettere dar il suo luogo à Dio, ò nel principio, o nel fine della lettera, si come vediamo nelle Epistole di san Paolo, ilquale sempre priega nel principio la gratia, et pace di Dio, et conclude anchora con la medesima o simil sentenza, la sua Epistola. In somma la lingua del christiano deve sempre esser pronta, et espedita alla laude di Dio, confirmandosi con quello che il profeta diceva: Benedicam Dominum in omni tempore, semper laus eius in ore meo. Cioè, Io benedirò in ogni tempo il Signore, et la laude del suo nome, risonarà sempre nella bocca mia.

Di quelli che abusano, delle parole della sacra scrittura. Cap. XLV.

Non è necessario esplicar distintamente come si disprezzi, et dishonori il tremendo nome di Dio, contra l’interdetto del presente precetto, percioche da quello che habbiamo detto di sopra della lode, si raccoglie agevolmente qual sia il suo contrario, che con ogni studio debbiamo fuggire, non è però da tacere una pessima usanza di alcuni, che tinti di poche lettere, hora per parer acuti, hora per mover il riso altrui, hora per sfogar la maledicenza loro, hora per fini superstitiosi, abusano della scrittura santa,