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SECONDO. | 51 |
Del fuggire gli incantesimi. Cap. XXXIII.
Ma lasciando il resto alla prudenza paterna, et alla cura de i superiori, passiamo à dire d’un miserabile abuso, che per astutia del demonio, è seminato in molte parti del popolo christiano, parlo de gli incantesimi, fattucchiarie, augurii, et altre simili superstitioni, et vanità, le quali hanno gran parentado con la Idolatria et per esse si dishonora grandemente Iddio, et si honora il diavolo, se bene a i semplici pare tal volta usar cose pie, et parole di pietà, et religione, essendo proprio di Satana, come dice l’Apostolo, transfigurarsi in Angelo di luce. Per tanto il buon padre insegni al figliuolo quando ne sarà capace, et secondo il bisogno, insegni dico, et con l’eshortatione delle parole, et con l’esempio proprio, quanto queste cose siano da fuggire. Et quanto gravemente si offenda Iddio, a ricorrere in alcun modo al demonio con patto tacito, ò vero espresso, percioche il demonio è nimicissimo di Dio, et dell’huomo, et vedendosi per colpa sua, caduto dall’altezza della gloria, alla quale per somma benignità di Dio è stato inalzato l’huomo, crepa il maledetto, et arrabbia di sdegno, et cerca con tutti gli artifitii di involgere l’huomo nella medesima rete della sua condennatione; onde non è mai da prestargli fede alcuna, se bene apparisse, che per suo mezzo, et de’ suoi incanti si rivelasse alcun segreto, ò si conseguisse qualche cosa in apparenza profittevole; non bisogna fidarsi dello astutissimo, et irreconciliabile inimico, che non ha maggior sete che della nostra perditione; tutto è simulatione, tutto è inganno; in somma non ha per se stesso bene alcuno il Diavolo, onde molto meno lo può dare altrui. Molto male adunque fanno i padri, che per sapere i futuri eventi, i quali Iddio ha posti in sua potestà, conducono i figliuoli a certi indegnamente chiamati Astrologi, i quali incerti delle cose presenti, si arrogano temerariamente la scienza delle future. Et male parimente fanno quando nelle malattie proprie, et de i figliuoli, vanno a gli incantatori, et usano remedii di donnicciuole vanissime, et superstitose; contra i quali s’adira Iddio, non meno che si adirò contra l’impio Rè d’Israele Ochozia, ilquale essendo malato, mandò a gli Idoli per saper se dovea guarire; per il che commandò Iddio ad Elia, che si facesse incontro a i messi del Rè, et parlasse loro in questa forma: Non è forse Iddio in Israele, che voi andate à prendere consiglio da Belzebub, Dio de gli Accaronisi? però dice Iddio; Dal letticciuolo dove ti sei posto a giacere non discenderai, ma morrai di morte. Guardisi adunque il padre di non dare al semplice figliuolo di simili esempii; ma in tutti i bisogni suoi ricorra prima a Dio padre nostro , et poi a i rimedii communi, et ordinarii