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SECONDO. | 49 |
bene dal male, il giusto dall’ingiusto, et l’honesto dal suo contrario, nondimeno volse Iddio dar al popolo suo, per le mani di Moisè suo servo fidele la medesima legge, scritta nelle due famose tavole di pietra, acciò la legge interiore del cuore, la quale per la malitia de gli huomini, et per la lunga tirannide del peccato, era sopramodo oscurata con questo nuovo lume della legge scritta, divenisse più chiara, et più manifesta. Scrisse adunque Iddio la legge sua brevissima, percioche è spiegata in dieci precetti, et nondimeno è la somma di tutte le leggi, anzi questi istessi dieci precetti si riducono à molto minor numero, cioè a due solamente, cioè all’amor di Dio, et del prossimo, da i quali come il Salvatore disse nell’Evangelio, pende tutta la legge et i profeti. La onde due anchora furono le tavole che diede Iddio a Moisè, conciosia che nell’una si contenevano i precetti pertinenti all’amor di Dio, et nell’altra quelli che riguardano l’amor del prossimo, talche finalmente tutta la legge si riduce ad un precetto solo, del quale dicea l’Apostolo scrivendo à i Romani, la pienezza, et il complimento della legge, è la dilettione, et l’amore. Et Christo medesimo Signore, et maestro nostro, confirmando, et spiegando la legge data nell’antico testamento, ogni cosa riduceva all’amore, tanto che questo solo pose per segno, et per cosi dire per l’impronta del buon christiano, quando diceva a gli Apostoli: A questo si conoscerà da gli huomini che voi sete miei discepoli, se vi amarete insieme. Di quà s’intende quanto sia, non solo non grave, ma suave la legge di Dio, et quanto poco siamo degni di scusa non la osservando, et quanto per il contrario siamo degni di castigo per le nostre trangressioni. Per il che divinamente dice S. Agustino; Chi è colui che ardisca dire, che all’huomo sia impossibile amare? amar dico il creatore et benefattore, il padre amantissimo, amar di poi anchor se stesso, ne i fratelli, et prossimi suoi? hor chi ama Iddio, et il prossimo, ha adempito la legge.
Come si devono avvezzar i fanciulli ad essere osservatori della divina legge. Cap. XXIX.
Procuri per tanto il buon padre di inserire, et imprimere nell’animo del fanciullo una riverenza grande verso la legge di Dio, et un timor santo, et un fermo proponimento di non transgredirla giamai, anzi co’l divino aiuto, senza ’l quale le nostre forze sono debolissime, et insufficienti sono, osservarla, et custodirla sempre. Dimostrarà adunque quanto siamo obligati ad osservare la volontà di Dio, la quale egli si è degnato manifestarci nella sua santa legge, perciò ch’egli è lo Iddio nostro, cioè Signor