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LIBRO

che apporta la memoria della morte, grande è quella che nella sentenza del savio si contiene, cioè che questo è come un freno che ci ritira dal peccato, mentre consideriamo non solo di dover morire ma di dover rendere strettissimo conto delle nostre operationi à Dio giustissimo giudice, innanzi alli occhi del quale come l’Apostolo dice, ogni cosa è nuda, et aperta, et renderà a ciascuno secondo l’opere sue, o premio ò castigo sempiterno. Perilche il Demonio astutissimo che bene intende il frutto di questo pensiero, in un cuor christiano, accordatosi con la carne et co’l mondo, nostri perpetui nemici, cerca di allontanarcene quanto può. Ma a noi più conviene ascoltar Christo Signor nostro ilquale tante volte ci ammonisce à star vigilanti, percioche non sappiamo il giorno ne l’hora.

Giova anchora il pensiero della morte ad abassar la nostra superbia massime a i nobili, et ricchi et a quelli che ò per alcuna dote di corpo, ò d’animo sono superiori a gli altri, a i quali parla la scrittura parte riprendendoli, et parte deridendoli, et parte ammonendoli dicendo: Quid superbis terra, et cinis? ò cenere et polvere, et di che t’insuperbisci? Non disprezzarà facilmente i minori di se, ne si gonfiarà superbamente de i doni di Dio, per i quali come più debitore a sua Maestà più dovria humiliarsi, chi considerarà che tutti siamo poca polvere, et in poca polvere ritorniamo.

Dall’istesso pensiero si trahe un’altra grande utilità di non rallegrarsi soperchiamente delle prosperità, nè troppo attristarsi delle adversità di questa breve vita.

E anchora gran rimedio all’ansiosa sollecitudine che si ha da gli huomini di acquistar robba, di che forse ragionaremo altrove. Et finalmente per non esser più lungo, chi pensa al morire non impazzisce dietro gli honori vani del mondo, accorgendosi che nè essi possono star con noi, nè noi con loro, onde dicea San Hieronimo, facilmente disprezza ogni cosa chi sempre pensa, che presto ha da morire.

Come il padre deve ammaestrare il figliuolo à pensar alla morte. Cap. XV.

Adunque se è cosa sommamente necessaria al christiano il non peccare, lo essere humile, lo essere moderato nelle prosperità, constante ne i travagli, et generoso disprezzatore, quanto conviene delle ricchezze, et de gli honori, et di quelle cose, che il mondo cieco reputa per somma felicità, certo sarà