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SECONDO. 38

guardarsi di non commetterlo, per non crucifiger di nuovo, per quanto è dalla parte del peccatore, Christo Giesù. Che il christiano deve fuggire ogni superbia, et esser humilissimo ad imitatione di Christo, il quale essendo vero Iddio, prese la forma del servo, et humiliò se medesimo sino alla morte, et morte di Croce. Che non si deve tanto stimar l’honore, et la vana opinione del mondo, che per essa transgrediamo il precetto di Dio, perche Christo Signor nostro elesse l’ignominia della Croce, et noi siamo seguaci, et discepoli del Crucifisso.

Potrà anchor di quà pigliar abondante materia di persuadere la sofferenza delle ingiurie, il perdonar a gli inimici, il sopportar con patienza le tribolazioni di questa vita, acciò essendo compagni delle passioni di Christo, siamo anchor compagni delle consolationi, et delle glorie di Christo.

In somma è necessario che ciascuno sia persuaso, che non ci è altra via per pervenire al Cielo, nè altra scala per salie, nè altra porta per entrare nel Paradiso, che quella della Croce, et che tutto lo studio del christiano deve essere in esprimere, et ripresentare in se medesimo l’imagine di Christo crucifisso, altrimenti come moneta che non ha il segno, et la impressione del principe, non sarà ricevuta, et non potrà con essa comprar la ricca, et pretiosa margarita, cioè la beatitudine eterna.

Et perche il senso, et la carne nostra non intende questo linguaggio di croce, et per contrario ode molto volentieri, et intende benissimo i perniciosissimi, et diabolici linguaggi del mondo, per tanto fa di bisogno, che molto per tempo sia avvezzato il fanciullo al suono di questo idioma, et lo apprenda a poco a poco, et vi faccia habito dentro, si che non tenga poi cosi aperti gli orecchi alle voci serpentine della carne, et della prudenza carnale, percioche se alcuno imbeve da principio opinioni, et regole dirittamente opposte alla Croce, oltra il pericolo manifesto della perdita dell’anima, che più vale che Cielo, et terra, quali frutti può aspettar la patria, da un cittadino, che habbia per sue massime, che i piaceri, et voluttà sono il sommo bene? Che è lecito far ogni cosa per haver ricchezze assai? Che non si deve mai perdonar all’inimico, che l’ingiurie si devono vendicare, et con maggior misura, et simili altri dogmi, venuti dall’inferno? Per tanto, come è detto, conviene a buon’hora provedere, prima che il mondo habbia seminato ne gli animi teneri le sue venenose piante, di seminirvene delle buone, et christiane, acciò le contrarie non vi habbiano luogo, ò almeno non vi allignino tanto facilmente.