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antologia poetica provenzale | 571 |
Abbé F. Courchinoux
m. 1903.
RES DURO.
Res duro quond lou Tems om Pounglou li s’orrapo:
Lou mouli bei n’ona l’aigo e lou moullniè,
l.ou botèu s’enròumasso oprès lou moriniè,
I.ou rot tombo ò bèls tros dins lo mar que lou clapo.
Lo Comardo nous set dorrié, (I)
E de sui fronts rouyaus lo courouno s’escapo,
E lou pastre e lou rèi. lou curat e lou papo,
Leu se trobou parie.
Ks be inai, lou soulel se fo bivi en persouno,
Pecaire, e les sobents que trobalhou de capt
Disou qu’en forco endrets o lou ponél troucat.
E tio per que jiomai Pome satchie s’estouno.
Oprès un porel d’ons que lois o fatch ana.
Se loi bragos noubiaus òu besoun de sona.
(S." D.«d’Alvernia). (Op. separato).
NULLA È DUREVOLE.
Nulla è durevole quando il tempo lo afferra colle sue unghie: il mulino vede sparire l’acqua ed il mugnaio; il battello scompare dopo il marinaio, la montagna cade a pezzi nel mare che l’inghiotte. La Camarde ci vien dietro e dalle fronti reali cade la corona; il pastore ed il re, il curato ed il papa presto divengono uguali. Anche il sole stesso si fa vecchio; il povero ed i sapienti che lavorano di testa dicono che in vari posti il suo abito è sciupato. Ecco perchè l’uomo saggio non si stupisce mai, dopo un paio d’anni che li ha adoperate, se le sue brache nuziali hanno bisogno d’essere rammendate. 1 La Mfirte.