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antologia poetica provenzale 561


Adi dounc. tu. sejourn de pietat, de sabensa!
Adi’, Priu amistous, pie per ieu de paciensa!
Que seretz vous cliagrin, can me sauretz partiti
fi vous, frais, m’en voldretz de m’esser dementit?
Escusatz ma fugida! Aici me desagradi;
Aici me desesperi. Amb’aco, vous piange. Adi!
E loti Mounge sens brut escantis suen chalelh.
Pueis, al dar de la luna aitan pala coum’elh,
Sort sens brut de sa chambra, e sens brut codia e glissa
Per las clastras. Si parte, aqu’el gra per malissa,
Peina!. ad un’estatua en naturai grandour,
Dis Amie!, collina passa. Una viv’esclardour
Respilla tout d’un cop jous la volta prefounda
fi touta la maijou fai la dansa redounda!
Uh vira, torna, paupa, ablauvit, tremoulan,
Can, de soun pedestal la Vierge davalan,
S’aprauma doussamen, doussamen lì fai ounta.


Addio, dunque, soggiorno di pietà, di sapienza, addio Priore amato, pieno per me di pazienza! Come sarete addolorato quando mi saprete lontano, fi voi fratelli non mi biasimate, perdonate alla mia fuga, qui tutto mi spiace, qui mi dispero. Eppure vi rimpiango. Addio! fi il monaco, senza rumore, spegne la sua lampada, poi al chiarore della luna, pallida come lui, esce senza rumore dalla sua camera, e senza rumore, incede cauto sotto le arcate. Se parto, non è per malvagità, Regina, ad una statua di grandezza naturale, dice Amiel, passando. Una viva luce si diffonde ad un tratto sotto la volta profonda e tutta la casa pare che si metta a danzare. Egli gira, va a tastoni, abbagliato, tremante, quando dal suo piedestallo la Vergine scendendo, s’avvicina dolcemente, dolcemente lo rimprovera. 36