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448 antologia poetica provenzale


Levado dins le plen esclaire,
Orr’e nudo, ’nglazisses l’aire
Coumo per anouncia ’n mal-ur:
Semblos une serp miraclouso
Que, ves le soulelh e l’azur,
Se tors envrimado e gelouso.
Portos la croux, armo d’infer,
B lou roubilh, rougno del fer,
Maudito espaso, te roussego!
Ai! qun es Penemic aurieu
Que te renabo; Sego, sego!
Que la sang raje coumo ’n rieu!
— Poupo del talli e de la punto!
Sabes que l’ Mièchjoun a l’espunto
Coumo ’no fenno que nouiris:
Poupo le rouge lait de vido!
Weuno agio, re nou t’espauris.
Am, am, al miei de la braijdido!


Eretta in piena luce, spaventosa e nuda, tu diffondi la paura nell’aria, come per annunziare una sventura, sembri una vipera miracolosa, che verso il sole e l’azzurro si torce gelosa e piena di veleno. Tu porti la croce, arma d’inferno, e la ruggine, tarlo del ferro, ti rode. Ah? qual’é il nemico selvaggio che ti gridava: Taglia, taglia, che il sangue scorra come un ruscello! Succhia dal taglio e dalla punta! Tu sai che il Alezzogiomo sente affluire nel suo seno il latte, come una donna che nutrisce. Poppa il rosso liquore di vita 1 Mia aquila, nulla ti spaventi, andiamo, andiamo, nel cuore della pugna.