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antologia poetica provenzale | 423 |
Fariboul, la nej, souben,
Qua mi trono et fa niboulado,
Quito Lali soun aimado
Et galopo al barramen.
A miejoun, lou mouliniè
Pel couderc de la paisièro
Tout escas ba fa pranjeiro
A l’oumbro d’un aulanlè.
Dins lou son et soumiadis,
Lou bruj d’uno bartabèlo
Tout un cop lou desturbèlo
Et lou soumiaire se dis:
Ai 1 moun Diu, qu’es aquel bruj?
Lou roudet lanso la molo....
La pasairolo tremolo....
L’inagassi!.... sen perduts.
D’oun lie l’ago sacrobluh 1
Que fa azounda la Sereno?
La paislelro èro pas pieno
Et lou cel èro tout blu.
Fariboul la notte spesso, quando tuona e l’uragano minaccia, lascia Eulalia, la sua diletta, e corre alla chiusa del mulino. A mezzogiorno il mugnaio, sull’erba, presso la passerella, va appunto a fare la siesta all’ombra d’un noce. Nel sonno e nel sogno un rumore d’un tratto lo turba, ed il sognatore si dice: Ah! mio Dio, che cos’è questo rumore? la ruota dentata lancia la mola, la tramoggia trema... l’inondazione! siamo perduti! Donde viene l’acqua, perdiana! che fa straripare la
Sereine? La passerella non era piena ed il cielo era azzurro.