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346 antologia poetica provenzale


La Sorgi) lindo e puro, à la voues d’alegresso,
Tre qu’a pouscu sourgi dóu toumple sotiloumbrous.
Hspousco de gisclet jouious la secaresso
De la liguiero pendoulado, qu’es mestresso
Dóu gourg misterious.
Ounte vas? d’ounte siès, sourgueto cantarello?
Quet mount à toun neissoun as fa ptoura d’amour?
Dóu grand Ventour siés-ti la tiho clarinello?
Dins quete recantoun de colimbo encantarello
Per la proumiero fes as rescountra lou jour?
Sèns cregne dei voulcan l’alenado qu’abrando
Auriés-ti vesita lou sourne Garagai,
O l’Esterèu, treva per la feruno bando
De Capitan? O tu que largues la gau grande
’Mé lou cant dóu travai!.


La Sorgue limpida e pura, dalla voce allegra, appena ha potuto zampillare dall’abisso cupo, spruzza dei suoi getti gai la siccità dei fichi pendenti, padroni del gorgo misterioso. Dove vai? Di dove sei, sorgente cantatrice? qual monte alla tua nascita hai fatto piangere d’amore? Del gran Ventoux sei tu la figlia limpida? In quale angolo di grotta incantatrice, per la prima volta, hai incontrato il giorno? Senza temere il soffio bruciante dei vulcani, avrai tu lorse visitato il cupo Garagai o l i sterei, frequentato dalle selvagge bande di Capitan? <> tu che concedi il gaudio grande col canto del lavoro!