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274 | antologia poetica provenzale |
Sfénosa (Léonce Fèasson)
(1852).
PERSIÉU E ANDROUMÈDO.
I.
Encadenado i ro que bacèlo la mar,
Androumédo à geinoun e biavo coume un glari,
En se descounsoulant, atènd, pieno d’esglàri,
Que lou moustre marin sorte dóu toumple amar.
Or, de l’oundo en furour que buto lou vént-larg
Uno erso, tout-d’un cop, se drèisso coume un barri,
E boumis à si pèd lou couioussau bestiari
Que dòu bèure soun sang e devouri sa car.
PERSEO E ANDROMEDA.
1.
Incatenata alle rocce flagellate dal mare, Andromeda a ginocchio e pallida come uno spettro, disperandosi, aspetta, piena di terrore, che il mostro marino esca dall abisso amaro. Ora, dalle acque in furore, battute dal vento largo, un’onda ad un tratto si innalza come un bastione e spinge ai suoi piedi la bestia colossale che deve bere il suo sangue e divorare la sua carne.