Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
250 | antologia poetica provenzale |
Alor Ca’in, deja per lou remors troussa,
Sentènt pesa sus éu la man ounnipoutènto,
Derrabè tin que d’uno ésti frucho cruènto
E souto si petas, vague de lì trissa.
Coume, l’obro acabado, aubouravo 1 esquino,
Tratìguè tuut soun èsse uno inmènso terrour
Car s’avisè subran que tout à son entour
Li pampo èror. tarobèn vengudo cremesino.
Record à vautre sié qu’ atrouvas tant plasènt
Lou vermeiau que bouto i champ la vigno fèro,
Dóu proumié crime que taguè ploura la Terrò.
Aquelo pourpro vèn dóu sang de I lnnoucènt.
(Op. separato))
.
Allora Caino, già torturato dai rimorsi, sentendo appesantirsi su di lui la mano onnipotente, strappò fino all ultimo quei (rutti sanguinanti, e sotto i suoi larghi piedi si pose a schiacciarli con ira. Quando, credendo la sua opera finita, si rialzò, un’immenso terrore penetrò in tutto il suo essere, poiché scoperse tosto che tutto intorno a lui le foglie erano ugualmente divenute cremisine. Ricordatevi, voi che trovate si piacente il colore vermiglio che dà ai campi la vigna selvaggia, del primo delitto che fece piangere la Terra. Quella porpora viene dal sangue dell’Innocente!