Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
antologia poetica provenzale | 243 |
Vuei fasen fèste,
Pausen la vesto,
A i’aise, dau! farandoulen que mai!
Car en Prouvènjo,
Que jou’issèngo
Tre qu’ ausissèn flahutet, tambourin!
Nòstis amigo
An de fournigo
Dins lì boutèu, acò li bouto en trin.
Veici la foulo,
La farandoulo
En ersejant se debano eilalin:
Pièi autro causo,
La cacalauso
Aro se formo au initan dóu camiti.
Sèmpre dardaio,
Met tout en aio,
Noste soulèu, ’mé sa bpno calour;
Mai s’escandiho,
Fai nòstl fiho
Gènto e poulido, ardènto per l’amour.
Oggi facciamo festa, togliamo l’abito, con maggior comodo, balleremo più che mai! Gilè in Provenza, quale gioia quando s’odono Hauti e tamburini! Le nostre amiche sentono un formicolio nelle gambe, e ciò le eccita. Ecco la folla, la farandola ondeggiando si svolge laggiù, poi con altre mosse in mezzo alla via si forma la spirale Sempre dardeggia e mette tutto in moto il nostro sole col suo buon calore: sempre brilla e rende le nostre fanciulle gentili e belle, ardenti per l’amore.