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240 | antologia poetica provenzale |
Mouri, quanti boufo la tempesto
Aduulentissènt lou soulèu;
Que s’ausis plus canta tl’aucèu,
Que l’estiéu vai barra si tèsto:
Dóu tin e pichot parpaioun
Es ansin que passo lo vido.
Quand vouliés l’aganta, marrido,
Couinpreniés dounc pas moun plagnoun?
A la bestiole cascarello,
Vai, laisso enea la liberta:
Ié la rauba sarié pietà!
Laisso-lou voula, pastourello.
Es lou chale dóu mes de Mai;
Dóu gai printèins fai l’alegresso;
Baio i tlour touto sa tendresso:
Quand moron, ié surviéu jamai!
(Annona prouvenfau — A. 1879))
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Morire, quando soffia la tempesta rimpiangendo il sole, quando non s’ode più il canto degli uccelli e l’estate sta per chiudere le sue feste: Della graziosa e piccola farfalla è cosi che^ passa la vita; quando volevi ghermirla, non comprendevi dunque il mio lamento? Alla bestiola volubile, va, lascia ancora la libertà; rubargliela sarebbe triste, lasciala volare, pastorella. È la gaiezza del maggio; della primavera è l’allegrezza, dà ai fiori tutta la sua tenerezza; non sopravvive mai quando essi muoiono.