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202 | antologia poetica provenzale |
Mai deja venié ’scoulourido
Coume uno bianco margarido
Que lou dardai la rimo, entre que s’espandis;
E Vincenet, l’esfrai dins l’amo,
Agrouva contro aquelo qu’amo.
La recoumando a Nosto-Damo,
La recoumando i Santo e Sant dóu Paradis.
Avien abra de candeleto,
Cencha de l’estolo vióuleto,
Venguè lou capelan ’me lou pan angeli
Refresca soun palai que cremo;
lè douné pièi l’ouncioun estrèmo,
E la vougné ’mé lou sant Cremo
En set part de soun cors, segound Pus catouli.
D’aquéu rnoumen tout èru en pauso;
Noun s’entendié dessus la lauso
Que l ’oremus dóu prèire. Au tlanc de la paret.
Ma già ella si scolorava come una bianca margherita, che i raggi del sole bruciano appena dischiusa, e Vincenzo, collo spavento nell’anima, chino sulla sua diletta, la raccomanda a Nostra Signora, alle Sante ed ai Santi del Paradiso. Aveano accesi i ceri. Cinto dalla stola violetta, venne il prete col pane angelico a rinfrescare il suo palato che brucia, poi le diede l’estrema unzione e l’unse col santo Crisma su sette parti del corpo, secondo l’uso cattolico. In quel momento tutto era calmo, non si sentiva sulla lastra che V oremus del prete. Al fianco della muraglia