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190 | antologia poetica provenzale |
’Me li relicle, santi laisso
— D’ounte la gràci coulo à raisso.
Quatre clau pestellon li caisso,
Li caisso de ciprès emé si curbecèu.
Un cop, chasque cènt an. li duerbon.
Urous, urous, quand li descuerbon,
Aquéu que póu li véire e li touca! Bèu tèms
Aura sa barco e bono estello,
E de sis aubre li jitello
Auran de frucho à canestello,
E soun amo cresènto aura lou bon toustèms.
Uno bello porto de chaine
Rejoun aquéu sacra doumaine,
Richamen fustejado, e doun di Béucairen.
Mai subre-tout?o que Papato,
Noun es la porto que lou barro,
Nous es lou barri que l’embarro;
Es l’atlat que ié vèn di relarg azuren.
Colle reliquie, sacra eredità, donde la grazia cola in pioggia. Quattro chiavi chiudono le casse, le casse di cipresso coi loro coperchi. Una volta.ogni cent’anni, si aprono. Felice, o felice, quando le scoprono, chi può vederle e toccarle. Bel tempo avrà la sua barca e buona stella, ed i germogli dei suoi alberi avranno frutta a ceste, e la sua anima credente avrà i beni eterni. Una bella porta di quercia protegge quel dominio sacro, riccamente lavorata e dono dei Beucairesi. Ma sopratutto ciò che lo difende non è la porta che lo chiude, non è il muro che lo cinge, è il favore che gli viene dagli spazi azzurrini.