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antologia poetica provenzale | 157 |
Enfin, pèr acaba talo malemparado,
Glèiso, capello, soun barrado.
Sèmblo la fin de tout. A danti la Terrour.
E dins noste Miejour se conto d’aventuro
Qu’aluminon la niuech oscuro
Qu’embandissié pertout espaime e frejoulun.
D’enterin que glèiso e capello
Soun ferrouiado de pu bello,
Toun casau, Primo-Coumbo. aclata dins l’ouinbrun,
Badant i quatre vènt, tenie sa porto ouverto
Au fin founs de la vau deserto.
Or, s’atrovo qu’alor, errant e s’escoundènt
De soulitudo en soulitudo,
Abi court, barbo loungarudo,
Capèu de mountagnard — lou priéu de Sant Clemènt
Dounè ’n jour rendès-vous i bon de l’encountrado
Dins ta capello retirado,
Per colmo di tante sventure le Chiese e le Cappelle sono chiuse. Si direbbe la fine di tutto. É scoppiato il Terrore. E nel nostro Mezzogiorno si raccontano fatti che proiettano un raggio luminoso a traverso la notte oscura, piena di spaventi. Mentre le Chiese e le Cappelle sono chiuse a catenaccio, la tua fabbrica, o Prime-Combe, nascosta nell’ombra. In preda ai quattro venti, teneva la sua porta aperta nella profondità della valle. Ora in quel momento, errando e nascondendosi un po’ dappertutto, vestito d’un abito corto, colla barba lunga e il cappello da montanaro, il priore di S. Clemente Diede un giorno appuntamento ai fedeli della contrada nella tua cappella remota.