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antologia poetica provenzale | 126 |
L’evesque, treboula, bèu galant, vite sort,
Cours à Penda vans de la bello;
E parpelejon si parpello
Quand vèi la dono Barnabelio
Dins si vièsti de sedo e dins si coulas d’or.
Mai n’a panca rèn pouscu dire
Que la dono ié fai: Vougués per coumpassioun
Me re?aupre un istant sout voste pavaioun
Per m’ausi, se vous plais, en grèvo counfessioun,
Ansin tirarés dóu martire
Moun amo, que gemis sout lou pes dóu pecat!
Foulquet respond: Bello danado,
Venès que sarès perdounado,
E sus li det l’a poutounado.
Lors la Dono se di: A deja trebuca.
E sout la tendo estènt intrado,
Cautelouso, ipoucrito, es toumbado à geinoun
Davans Foulquet; de biais qu’en estènt de clinoun,
Bouinbisson foro sedo e si dous mameloun
E sis espalo perfumado!
Il vescovo, turbato, bel galante, esce tosto, corre all’incontro della bella e battono le sue palpebre quando vede la dama Barnabella nelle sue vesti di seta e le collane d’oro. Ma non ha ancora potuto dir nulla che la donna gli parla: Vogliate, per compassione, ricevermi un istante sotto la vostra tenda, per udirmi, se vi piace, in grave confessione. Così toglierete dal martirio l’anima mia. che geme sotto il peso del peccato! Folchetto risponde: Bella dannata, venite che sarete perdonata, e sulle dita la bacia; allora la donna dice: Ha già abboccato. E sotto la tenda essendo entrata, insinuante, ipocrita è caduta in ginocchio, innanzi a Folchetto, in maniera che stando inchinata, scappano dalla seta le due mammelle e le spalle profumate.