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antologia poetica provenzale 119

Raoul Gineste.

TAURENTO.

Emé si nàuti tourre e sis are triounfau,
La vilo dins lou mar, d’un cop s’es prefoundado.
La terrò a tremoula e li gràndis oundado
Ali rebouinbi coume un troupèu de lilanc chivau.
Pièi plus rèn 1 mai se vèl dins l’aigo li frountau
Di tèmple e di palais: souto li coulounado
Se vèi encaro Diano e Venus debaussado
Que blanquejon dins l’aigo, esperant lou signau.
Car, que passe lou tèms I que boufe la citavano!
L’amo de muun pai’s es uno amo pagano.
Li Diéu remountaran subre si pedestau.
E Taurento que vuei s’alongo dins la broundo
Emé soun pople de murene e de roucau,
Taurento sourtira plus bello de sis oundo.

(Armami prouvenrau, A. 1896))

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TAURENTO.

<poem> Colle sue alte torri e i suoi archi trionfali, la città s’è sprofondata ad un tratto nel mare. La terra ha tremato e le larghe ondate si sono sollevate come un gregge di bianchi cavalli, Poi più nulla! ma si vedono nell’acqua i frontoni dei tempi e dei palagi; sotto i colonnati si vede ancora Diana e Venere rovesciate che biancheggiano nell’acqua, aspettando il segno. Poiché, ne passerà tempo, soffierà la bufera! l’anima del mio paese è un’anima pagana, gli Dei risaliranno sui loro piedestalli. E Taurento che oggi s’allunga nell’oscurità, col suo popolo di murene e di rocce, Taurento uscirà più bella dalle sue onde.