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rinto, e cacciati i Sicoli, come scrive Tucidide, accrebbe Siracusa di abitatori greci. Questi furono scortati ancora da Bellorofronte, da Teleso, da Etioco, da Melituto, e d’altri eroi. Da Archia ne nacquero due figlie, che chiamò la prima Ortigia, e Siracusa la seconda. Il citato Tucidide ci fa sapere, che Ortigia era sul principio isola, quantunque all’età sua fosse penisola, cioè nel secolo V. prima di Gesù Cristo, in cui egli visse; perciò dagli Scrittori fu detta Nasso, che Naxus dicono i latini, e i greci Nassor, Nasos, e Nesos. Un’altra volta però, quando vivea Cicerone, fu isola, e vi si passava per la porta, che congiungea Ortigia col continente, e terminava in quello spazio di terreno, che si frappone tra il porto maggiore, e porto minore, dov’è il fosso de’ vecchi baluardi di S. Antonio, e Settepunti, e l’ultima porta in uscir fuori le mura della città, così abbiam da Cicerone act. V. in Ver. lib. IV. Portus habet prope in aedificatione, adspectuque urbis inclusos: qui cum diversos inter se aditus habeant, in exitu conjunguntur, et confluunt. Eorum conjunctione pars oppidi, quae appellatur Insula, mari disjuncta angusto, ponte rursum adjungitur, et continetur.


Ortigia era cinta di mura sin dal principio della sua abitazione, perchè così costituita dalla natura: Cic. act. III. in Ver. lib. I. Urbem pul-