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quattrocento un poeta Meo da Majano; un poetuzzo se vuole, ma un paesello non può mica avere un Dante per secolo. Non si conosce di lui che un sonetto colla sua brava coda e colla risposta d’un anonimo: in esso si bisticcia di occupazioni villerecce, di congegni per dar la caccia agli uccelletti: ma il buon Meo dice pure che a tempo avanzato si occupava a giuocare alle pallottole.
Il corrispondente di Meo prega l’amico che gli mandi in dono un balestro da tordi: e gli promette in compenso
Amor grande e cortesia di bocca:
su di che me le professo
Devot.mo servitore.