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grande omonimo lo avesse avuto in pregio, che il Petrarca avesse imitato alcuna delle sue trovate, che i professori di letteratura lo siano andati studiando come uno dei fondatori della lingua, e anatomizzando le ingegnose strutture delle sue rime. A noi, gente alla buona, giova risparmiarci la faticosa lettura, e ci contentiamo di un solo dei versi a lui attribuiti:
Innamorar d’amare ogn’uom dovria.
Innamorar d’amare! ecco un lampo veramente dantesco.
Trecento anni dopo una carmelitana, ardente, estatica, nel monastero fiorentino di Santa Maria degli Angioli a San Frediano, si metteva a suonare le campane a distesa e gridava alle suore: — Venite tutte ad amar l'amore.
La monachella, invasa d’amore divino, trovava la stessa frase che fu affibbiata al poeta acceso della Nina siciliana.
La monaca in discorso era nientemeno