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poggetti alquanto rilevati dal piano, viette non troppo usate e piene di erbette e di fiori, rivi d’acqua chiarissima discendenti fra vive pietre in valli ombrose di molti alberi; i poggi coronati di palagi in forma di castelletti, le vigne piene d’ulivi, di mandorli, di ciliegi, di fichi e d’altre maniere d’arbori assai fruttiferi senza spanna perdersene: i boschetti di quercioli, di frassini; i cipressi, gli allori, i pini; il fiumicello, il canaletto, il laghetto a modo di vivaio, profondo appena da arrivare al petto d’un uomo....
Questi motivi del paesaggio boccaccesco Lei li ritroverebbe tutti nel paese fra Majano e Fiesole: e i diminutivi usati dal Boccaccio nel designare le acque del suo paese sono così costanti, che non c’è quasi bisogno di ricorrere alle trasformazioni successive del terreno per ispiegare dopo cinque secoli diversità che a me sembrano più immaginarie delle pretese immaginazioni del Decamerone. La valletta dell’Africo fra