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tonici: e quindi in Firenze i platonici sovrabbondavano.

Scriveva dunque il Ficino a un altro platonico e suo grande amico Filippo Valori, nel novembre del 1488:

«Giorni sono, io e il nostro Pico della Mirandola, uomo di merito veramente mirabile, (come Ella vede, i giuochi di parole sono roba antica) «passeggiando per i colli fiesolani, anzi sub-fiesolani, vedevamo giù dalla nostra strada tutta la campagna fiorentina; la quale è senza dubbio un soggiorno felice, purché solo si evitino con cautela due incomodi: le nebbie dell’Arno che l’attraversa e gli aspri venti dei monti sovrastanti. E però s’immaginava una casa sul colle che è alla radice del monte di Fiesole per evitare e le caligini e la tramontana: ma non la si voleva situata in concavità perchè nell'estate avesse più vivace ventilazione: inoltre la si desiderava posta fra i campi coltivati e il bosco; provvista di fonti, e prospiciente