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nale, se ne andò prima a Sancto Damiano, ove era sancta Chiara, divotissima isposa di Cristo, per darle alcuna consolazione e poi andare allo cardinale. Et essendo ivi sancto Francesco, la notte seguente peggiorò sí delli occhi, che non vedea punto lume. Di che non potendosi partire, sancta Chiara gli fece una celluzza di canne, nella quale elli si potesse meglio riposare. Ma sancto Francesco, tra per lo dolore della infermità e per la moltitudine de’ topi che gli facevano grandissima noia, punto dello mondo non si poté posare, né di dí, né di notte. Et sostenendo piú di quella pena e tribulazione, cominciò a pensare et a riconoscere che quello era uno flagello di Dio per gli suoi peccati. E cominciò a ringraziare Iddio con tutto il cuore e colla bocca, e poi gridava ad alte voci, dicendo: — Signore mio, io sono degno di questo e di troppo peggio: Signore mio Jesú Cristo, pastor buono, il quale a noi peccatori et indegni ài posto la tua misericordia in diverse pene et angosce corporali, concedi grazia et virtú a me tua pecorella, che per niuna infermità né angoscia o dolore io non mi parta da te. — E fatta questa orazione gli venne una voce dal cielo che disse: — Francesco, rispondimi. Se tutta la terra fosse oro, et tutti li mari et i fiumi e le fonti fossono balsimo, e tutti i monti, colli e sassi fossero pietre preziose, e tu trovassi un altro tesoro tanto piú nobile che queste cose, quanto l’oro è piú nobile che la terra,