notte. E la mattina seguente sancto Francesco, vero umile, il quale nelle sue operazioni non cercava se non la grolia di Dio, si levò per tempo collo suo compagno e partissi senza saputa dello Vescovo. Di che frate Masseo andava mormorando tra sé medesimo, per la via, dicendo: — Che è quello ch’à fatto questo buono uomo, che me fece aggirare come uno fanciullo, et al Vescovo, che l’à tanto onorato, non à detto pure una buona parola, né ringraziatolo? — E parea a frate Masseo che sancto Francesco si fosse portato indiscretamente. Ma poi, per divina ispirazione, ritornando in sé medesimo e riprendendosi, disse in suo cuore: — Frate Masseo, tu se’ troppo superbo, il quale giudichi le opere divine, e se’ degno dello inferno per la tua indiscreta superbia; imperò che nello dì di ieri frate Francesco fece si sante operazioni, che se le avesse fatte l’agnolo di Dio, non sarebbono state piú maravigliose. Onde, s’elli ti comandasse che tu gittassi le pietre, sí lo dovresti ubbidire; ché ciò ch’elli à fatto in questa via, è preceduto dalla ordinazione divina, siccome si dimostra nello buono fine che n’è seguíto; però che s’elli non avesse pacificati coloro che combattevano insieme, non solamente molti corpi, come già avieno cominciato, sarebbono stati morti di coltello, ma eziandio molte anime il diavolo arebbe tirate allo inferno; e però tu se’ stoltissimo e superbo, ché mormori di quello che manifestamente procede