non ài servata la mia dottrina nello picchiare. — Rispose il giovane: — Frate Elia non vole venire a me: ma va, e dí a frate Francesco, ch’io sono venuto per parlare con lui; ma però ch’io non lo voglio impedire dalla orazione, digli che mandi a me frate Elia. — Allora frate Masseo andò a sancto Francesco, il quale orava nella selva colla faccia levata verso il cielo, e dissegli tutta l’ambasciata dello giovane e la risposta di frate Elia; e quello giovane si era l’Agnolo di Dio in forma umana. Allora sancto Francesco, non mutandosi di luogo, né abbassando la faccia, disse a frate Masseo: Va, e dí a frate Elia che per obbedienza immantanente vada a quello giovane. — Udendo frate Elia la obbedienza di sancto Francesco, andò alla porta molto turbato, e con grande impeto e romore l’aperse e disse allo giovane: — Che voli tu? — Rispose il giovane: — Guarda, frate, che tu non sei turbato come tu pari, perciò che la ira impedisce l’animo e non lascia discernere il vero. Disse frate Elia: — Dimmi quello che tu vuoi da me. — Disse il giovane: — Io ti domando se alli osservatori dello santo Evangelio è lecito di mangiare di ciò che loro è posto innanzi, secondo che Cristo disse ai suoi discepoli, e domandoti ancòra se a niuno uomo è licito di porre innanzi loro alcuna cosa contraria alla libertà evangelica. Rispose frate Elia superbamente: — Io so ben questo, ma io non ti voglio rispondere; va per gli fatti tuoi. —