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iscontrò uno povero quasi tucto ignudo, domandando a frate Ginepro limosina per lo amore di Dio: a cui con molta compassione disse: — Io non ò ch’io ti possa dare, se non la tonica; et ò dal mio Prelato, per la obedienzia, ch’io non lo posso dare a persona, né parte dello abito; ma se tu la mi cavi di dosso, io non contraddirò. — Non disse a sordo; ché di súbito questo povero gli cavò la tonica a rovescio e vassene con essa, lasciando frate Ginepro ignudo. E tornando al luogo, fu addomanciato dov’era la tonica. Risponde: — Una buona persona la mi cavò di dosso, e andossene con essa — E crescendo in lui la virtú della pietà, non era contento di dare tanto la sua tonica, ma dava libri paramenti e mantella, e ciò che gli venia alle mani dava ai poveri. E per questa cagione li frati non lasciavano le cose in publico, perocché frate Ginepro dava ogni cosa per l’amore di Dio, et a sua laude. A laude di Jesú Cristo e del poverello Francesco. Amen.