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et è stata data sentenzia e menato a morte: venite, almeno che egli possa rimettere l’anima nelle vostre mani, ch’a me pare una buona persona, e non à auto spazio dí potersi confessare; et è menato ad impiccare e non pare che la morte curi, né di salute della sua anima: piacciavi di venire tosto! — Il Guardiano, ch’era uomo piatoso, va di súbito per sovenire alla salute sua; e giugnendo, era già tanto multiplicata la gente a vedere questa giustizia, che non poteva avere l’entrata; e costui istava et osservava il tempo, e così stando, udiva una bocie infra la gente che dicea: — Non fate, non fate, cattivelli, che voi mi fate male alle gambe! — A questa bocie pigliò il Guardiano sospetto che non fosse frate Ginepro; et in fervore di spirito si gitta tra castoro e rimuove la fascia della faccia di costui, e allora conobbe veramente ch’egli era frate Ginepro: e però volle il Guardiano per compassione cavarsi la cappa e rivestire frate Ginepro. Et egli, con lieta faccia, quasi ridendo, disse: — O Guardiano, tu se’ grasso, e parrebbe troppo male la tua nudità: io non voglio. Allora il Guardiano con grande pianto priega questi esattori e tutto il populo che debbiano per pietade aspettare un poco, tanto ch’egli vada a pregare il tiranno per frate Ginepro, se di lui gli volesse fare grazia. Acconsentito gli esattori e certi istanti, credendo veramente che e’ fussi di suo parentado, va il divoto e piatoso Guardiano a Niccolajo ti-