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Cap. II.
na volta, volendo lo demoniò suscitare a frate Ginepro scandalo e tribulazione, andossene a uno crudelissimo tiranno che avea nome Niccolajo, il quale allora avea guerra colla cittade di Viterbo, e disse: — Signore, guardate bene questo vostro castello, perocché incontanente debbe venire qui un grande traditore; mandato da’ Viterbesi, acciocché uccida e metta fuoco nel castello. E che ciò sia vero, io vi do questi segnali. Egli va al modo d’uno poverello, con vestimenti tutti rotti e ripezzato, e col cappuccio rivolto alla spalla lacerato; e porta con seco una lesina colla quale egli vi debbe uccidere, et allato uno focile, col quale esso debbia mettere fuoco in questo castello; e se questo voi non trovate vero, fate di me ogni giustizia. — A queste parole Niccolajo tiranno tutto impaurí e rinvenne, et ebbe grande timore, perocché colui che gli dicea queste parole parea una persona da molto. Comanda che le guardie faccino con diligenzia, e se questo uomo colli sopraddetti