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gittati in terra isteso e digli tua colpa, promettendogli di fare soddisfazione tale e sí facta, che egli non abbia materia di ramaricarsi di noi: ché per certo questo è stato troppo grande eccesso. — Frate Ginepro delle sopradecte parole fu molto amirato: e quegli attoniti stavano, maravigliosi che di tanto caritativo atto a nulla si dovesse turbare; imperocchè parea a lui queste cose temporali essere nulla, se non in quanto sono caritativamente comunicate col prossimo. Rispuose: — Non ne dubitare, Padre mio, che di súbito io lo pagherò e farollo contento. E perché debbe essere cosî turbato, conciossiacosaché questo porco, al quale i’ ò tagliato il piede, era piuttosto di Dio che suo, et essene facta cosí grande caritade? — Corre, o vero a corso se ne va, e giunge a questo uomo; il quale era turbato e sanza nessuna misura, in cui non era rimaso punto di pazienza; et innarra a costui come e per che cagione al decto porco à troncato il pie’ e con molto fervore et esultazione e gaudio, quasi come persona che gli avesse facto un grande servigio, per lo quale da iui dovesse essere molto rinumerato. Costui, pieno d’iracundia e vinto dalla furia, disse a frate Ginepro molta villania, chiamandolo fantastico e stolto ladroncello, pessimo malandrino. Frate Ginepro di queste parole cosî villane non se ne curò, maravigliandosi, avvegnaiddioché nelle ingiurie si dilettasse, e credette egli non lo avesse bene inteso; perocchè gli parea materia di gaudio