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et istette e parlò con lui per grande ispazio e finalmente vogliendosi partire sí gli disse: — Domandami ciò che tu vogli. Disse frate Giovanni: — Padre, io ti priego che tu mi dica quello che lungo tempo io ò desiderato di sapere, cioè quello che voi faciavate, e dove eravate quando vi apparve il serafino. — Rispose frate Francesco: — Io orava in quello luogo dove è ora la cappella dello conte Simone da Battifolle, e chiedeva due grazie al mio signore Gesú Cristo. La prima era, ch’elli mi concedesse in vita mia ch’io sentissi nell’anima mia e nello corpo, quanto fosse possibile, tutto quello dolore quale felli avea sentito in sé medesimo al tempo della sua acerbissima passione. La seconda grazia ch’io addomandava si era, che similemente io sentissi nello cuore mio quello eccessivo amore del quale elli s’accendeva a sostenere tanta passione per noi peccatori. Et allora Iddio mi mise nello cuore che mi concederebbe di sentire l’uno e l’altro, quanto fosse possibile a pura criatura. La qual cosa bene mi fu adempiuta nell’impressione delle Istimate. — Allora Frate Giovanni il domanda se quelle parole segrete le quali gli avea détte il serafino, erano istate in quello modo che diceva quello divoto frate detto di sopra, Il quale affermava che le avea udite da sancto Francesco in presenza d’otto frati. Rispose sancto Francesco, che si era di vero, come quello frate diceva. Allora frate Giovanni anche prende sicurtà di domandare, per