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tro frate et ègli comandato per parte dello guardiano ch’egli l’accompagnasse alla terra per utilità dello luogo. Per la qual cosa elli, non dubitando che la obbedienza è piú meritoria che la orazione, immantanente ch’elli udí il comandamento dello prelato lascia l’orazione e va umilemente con questo frate che lo chiamava; e come piacque a Dio, costui in quello atto della pronta obbedienza meritò quello che per lunga orazione non avea meritato. Onde, cosí tosto com’elli furono fuori della porta dello luogo, elli s’incontrarono in due frati forestieri, i quali parevano che venissono di lunghi paesi, e l’uno di loro pareva giovane e l’altro antico e magro, e per lo mal tempo erano tutti molli e fangosi. Diché questo frate obbediente, avendo loro grande compassione, disse allo compagno con cui elli andava: — Fratello mio carissimo, se il fatto per lo quale noi andiamo si può un poco indugiare, però che questi frati ànno grande bisogno d’essere riceuti caritativamente, io ti priego che tu mi lasci prima andare a lavare loro i piedi et ispezialmente a questo frate antico, il quale n’à maggior bisogno, e voi potrete lavargli a questo piú giovane, e poi andremo pe’ fatti dello convento. — Allora, condiscendendo questo frate alla carità dello compagno, ritornano dentro; e ricevendo questi frati forestieri molto caritatevolmente, sí gli menarono in cucina allo fuoco a scaldarsi et a rasciugarsi; al quale fuoco si scaldavano otto altri frati dello luogo. Et istati che