nella quale le sacre Istimate furono da Cristo impresse nello corpo di sancto Francesco: imperò che sentiva ch’elli di ciò avea auto revelazione. Il quale frate Matteo, costretto dalla santa obbedienza, gli rispose cosí: — Istando io di famiglia alla Verna questo anno passato dello mese di maggio, io mi posi uno di in orazione nella cella ch’è nello luogo dove si crede che fu quell’apparizione serafica. E nella mia orazione io pregava Iddio divotissimamente che gli piacesse di rivelare a quaiche persona il di e l’ora e il luogo nello quale le sacre Istimate furono impresse nello corpo di sancto Francesco. E perseverando io in orazione et in questo priego piú oltre che lo primo sonno, a me apparve sancto Francesco con grandissimo lume e sí mi disse: — Figliuolo, di che prieghi tu Iddio? — Et io dissi: — Padre, io priego di cotal cosa. — Et elli a me: — Io sono il tuo padre Francesco, conoscimi tu bene? — Padre sí, diss’io. — Allora elli mi mostrò le Istimate delle mani e de’ piedi dello costato, e disse: egli è venuto tempo che Dio vole che si manifesti la grolia sua, e quello che i frati per adietro non si sono curati di sapere. Sappi che colui che mi apparve, non fu angiolo ma fu lesú Cristo in ispezie di serafino; il quale colle sue mani imprimette nello corpo mio queste cinque piaghe com’elli le ricevette nello corpo suo in sulla croce c fu in questo modo: che il dí innanzi all’esaltazione della Croce venne a me un