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è di sopra, s’ingegnasse quanto poteva di nascondere le sagratissime Istimate, e dappoi ch’elli l’ebbe riceute andasse sempre et istasse colle mani fasciate e co’ piedi calzati, non poté però fare che molti frati in diversi modi non le vedesseno e toccasseno, et ispezialmente quella dello costato, la quale elli con maggior diligenzia celava. Onde uno frate che lo serviva, una volta lo ’ndusse con divota cautela a trarsi la tonica per isquoterla dalla polvere, e traendosela in sua presenzia, quello frate vide chiaramente la piaga dello costato, e mettendogli la mano in seno velocemente, sí la toccò con tre dita e comprese la sua quantità e grandezza. E per simile modo lo vide di quello tempo il vicario suo. Ma piú chiaramente ne fu certificato frate Ruffino, il quale era uomo di grandissima contemplazione. Dello quale disse alcuna volta sancto Francesco, che nello mondo non era piú sancto uomo di lui; e per la sua santità elli intimamente l’amava e compiacevali in ciò ch’elli volea. Questo frate Ruffino in tre modi, sé et altrui, certificò delle dette Istimate, et ispezialmente di quella dello costato. In prima si fu che dobbiendo lavare i suoi panni di gamba, i quali sancto Francesco portava sí grandi che, tirandogli bene su, con essi elli copriva la piaga dello lato ritto, il detto frate Ruffino gli raguardava e considerava diligentemente, et ogni volta gli trovava sanguinosi dal lato ritto; per la qual cosa elli s’avedeva certamente che quello era