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In quella città dimorò sancto Francesco allora un mese a’ prieghi divoti delli cittadini; nello quale tempo elli fece assai altri miracoli, e poi si partí indi per andare a Santa Maria delli Angioli con frate Lione e con uno buono uomo, il quale gli prestava il suo asinello, in sullo quale sancto Francesco andava. Avenne che, tra per le male vie e per lo freddo grande, camminando tutto il dí, elli non poterono giungere a luogo niuno dove potessono albergare; per la qual cosa costretti dalla notte e dallo mal tempo, ellino ricoverarono sotto la ripa d’uno sasso cavato per cessare la neve e la notte che sopravenía; et istandosi cosí isconciamente e male coperto il buono uomo, di cui era l’asino, e non potendo dormire per lo freddo, e modo non v’era da fare fuoco, si cominciò a rammaricare pianamente tra sé medesimo e piagnere, e quasi mormorava di sancto Francesco, che in tale luogo lo avea condotto. Allora sancto Francesco, sentendo questo, sí gli ebbe compassione, et in fervore di spirito istende la mano sua adosso a costui e toccollo. Mirabile cosa! di súbito ch’elli l’ebbe toccato colla mano incesa et affocata dello fuoco serafico, si partí ogni freddo, e tanto il caldo entrò in costui dentro e de fuori, che a lui pareva essere presso alla bocca d’una fornace ardente; onde elli immantenente confortato nell’anima e nello corpo s’adormentò, e piú soavemente, secondo il suo dire, elli dormí quella notte tra’ sassi e tra