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né di persone occorrenti; e questo piú altre volte gli avvenne, secondo che per chiara esperienza provarono i compagni noi. Giugne quella sera sancto Francesco allo luogo de’ frati a Monte Casale, nello quale luogo si era uno frate sí crudelmente infermo et orribilmente tormentato dalla infermità, che lo suo male pareva piú tribulazione e tormento di dimonio che infermità naturale, imperò che alcuna volta elli si gittava tutto in terra con tremore grandissimo, e colla ischiuma alla bocca, or gli si ratrapavano tutti i membri dello corpo, or si distindevano, or si piegavano, or si torceva, or si raggiugneva la cottola colle calcagna, e gittavasi in alto e immantanente ricadeva supino. Essendo sancto Francesco a tavola, et udendo da’ frati di questo frate cosí miserabilmente infermo e senza rimedio, ebbegli compassione e prende una fetta dello pane ch’elli mangiava, e favvi suso il segno della Croce colle sue sante mani istimatizzate, e mandolla allo frate infermo; e sí tosto come l’infermo l’ebbe mangiata, fu perfettamente guarito e mai piú non sentí di quella infermità.

Viene la mattina seguente e sancto Francesco manda due de’ frati, ch’erano in quello luogo, a stare alla Verna, e rimanda con loro il villano ch’era venuto con lui dietro allo asino, il quale egli gli avea prestato, acciò che con esso elli si torni a casa sua. Andando i frati collo detto villano, et entrando nello contado d’Arezzo, vi-