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CAP. LVII.
uanto alla terza considerazione, cioè della apparizione serafica et impressione delle Istimate, è da considerare che appressandosi la festa della Croce di settembre, andò una notte frate Lione all’ora usata per dire Mattutino con sancto Francesco, e dicendo di capo dal ponte, siccome elli era usato: — Domine labia mea aperies, — e sancto Francesco non rispondendo, frate Lione non tornò a dietro, siccome santo Francesco gli avea comandato; ma con buona e sancta intenzione passò il ponte, et entrò pianamente in cella sua. E non trovandolo, si pensò ch’elli fosse per la selva in qualche luogo in orazione; diché elli esce fuori, et allo lume della luna il va cercando pianamente per la selva, e finalmente elli udí la voce di sancto Francesco, et appressandosi a lui sí lo vide istare ginocchione colla faccia e colle mani levate a cielo, et in fervore di spirito sí diceva: — Chi se’ tu, o dolcissimo Iddio mio, e chi sono io vilissimo vermine e disutile servo tuo?