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Francesco prendeva grande piacere; però che la sollecitudine dello falcone iscacciava da lui ogni pigrizia e sollecitavalo ad orare; et oltre a questo, di dí si stava alcuna volta dimesticamente con lui.

Finalmente, quanto a questa seconda considerazione, essendo sancto Francesco molto indebolito dello corpo, tra per la astinenzia grande e per le battaglie delli dimonj, vogliendo elli collo cibo ispirituale delle anime confortare il corpo, cominciò a pensare della ismisurata grolia e gaudio de’ biati di vita eterna; e sopra ciò incominciò a pregare Iddio, che gli concedesse grazia d’assaggiare un poco di quello gaudio. Et istando in su questo pensiere, súbito gli apparve uno angiolo con grandissimo isprendore, il quale avea una viola nella mano sinistra e lo archetto nella ritta, et istando sancto Francesco tutto istupefatto nello aspetto di quello angiolo, esso menò una volta l’archetto in su sopra la viola, e subitamente tanta soavità di melodia indolcí l’anima di sancto Francesco e sospesela sí da ogni sentimento corporale, che, secondo ch’elli recitò poi a’ compagni, elli dubitava, se lo angiolo avesse tirato l’archetto in giú, che per intollerabile dolcezza l’anima si sarebbe partita dallo corpo.

E questo è quanto alla seconda considerazione.