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e minuzzato per l’alta caduta in su sassi taglienti, con grande dolore e pianto presono il cataletto, et andavano dall’altra parte dello monte per recarne i pezzi dello corpo suo e sotterrargli. Et essendo discesi giú dello monte, questo frate che era caduto gli scontrò con quello legno in capo collo quale elli era caduto, e cantava il Te Deum laudamus ad alta voce. E maravigliandosi i frati fortemente, elli narrò loro per ordine tutto il modo dello suo cadere, e come sancto Francesco l’avesse campato da ogni pericolo. Allora tutti i frati insieme con lui ne vennono allo luogo cantando il Te Deum, e lodando e ringraziando Iddio e sancto Francesco dello miracolo che avea adoperato nello frate suo.
Proseguendo dunque sancto Francesco, come detto è, la detta quaresima, benché molte bat taglie sostenesse dal dimonio, nondimeno molte consolazioni riceveva da Dio, non solamente per visitazioni angeliche, ma eziandio per uccelli salvatichi; imperò che in tutto quello tempo della quaresima uno falcone, il quale nidificava ivi presso alla sua cella, ogni notte un poco arzi Mattutino collo suo canto e collo dibattersi alla cella sua sí lo destava, e non si partiva insino ch’elli si levava su a dire il Mattutino; e quando sancto Francesco fosse piú lasso una volta che un’altra, o debile o infermo, questo falcone a modo, come persona discreta o compassiva, sí cantava piú tardi. E cosí di questo orilogio sancto