chiamerò e tu torna a me. — Va frate Lione, et istà in sulla porta, e sancto Francesco si dilunga uno pezzo e chiama forte. Udendosi frate Lione chiamare, torna a lui, e sancto Francesco gli disse: — Figliuolo, cerchiamo altro luogo piú segreto; onde tu non mi possa udire quando io ti chiamerò. — E cercando, ebbono veduto dallato dello monte dalla parte dello meriggio uno luogo segreto e troppo bene atto secondo la sua intenzione, ma non vi si poteva andare; però che dinanzi sí v’era una apritura di sasso molto orribile e paurosa; di che con grande fatica elli vi puosono suso uno legno a modo di ponte, e passarono di là. Allora sancto Francesco mandò per gli altri frati, e dice loro come egli intende di fare la quaresima di sancto Michele in quello luogo solitario, e però gli priega che gli vi facciano una celluzza, sicché per nullo suo gridare elli potesse essere udito da loro. E fatta la celluzza sancto Francesco disse loro: — Andatevene allo luogo vostro, e me lasciate qui solitario; però che collo aiuto di Dio io intendo di fare qui questa quaresima sanza istropiccio o perturbazione di mente, e però niuno di voi venga a me e né veruno secolare lo farete venire a me. Ma tu, frate Lione, solamente una volta il di verrai a me con un poco di pane e d’acqua, e la notte una volta all’ora dello Mattutino. Allora verrai con silenzio, e quando se’ in capo dello ponte, tu dirai: Domine labia mea aperies; e s’io ri-