cesi recare il calamaio e la penna e la carta, e colla sua mano iscrisse una lauda di Cristo secondo il desiderio dello frate et in fine fece il segno dello tau, e diedegliela, dicendogli: — Te’, carissimo frate, in infino alla morte tua la guarda diligentemente; che Dio ti benedica e guardi contro a ogni tentazione; non ti sgomentare perché tu abbi delle tentazioni; però ch’allora ti reputo io piú servo et amico di Dio, e piú t’amo quanto tu se’ piú combattuto dalle tentazioni. Veramente io ti dico che nullo si de’ riputare perfetto amico di Dio, insino a tanto ch’elli non è passato per molte tentazioni e tribolazioni. — Ricevendo frate Lione questa iscritta con somma divozione e fede, subitamente ogni tentazione si partí e tornandosi allo luogo, narrò a’ compagni con grande allegrezza quanta grazia Iddio gli avea fatta nello ricevere di quella iscritta di mano di sancto Francesco. E riponendola e serbandola, da quella ora innanzi il detto frate Lione con grande purità e buona intenzione cominciò ad oservare e considerare sollecitamente la vita di sancto Francesco; e per la sua purità elli meritò di vedere piú e piú volte sancto Francesco ratto in Dio e sospeso da terra, alcuna volta per ispazio d’altezza di tre braccia, alcuna di quattro, alcuna volta insino alla cima dello faggio, alcuna volta il vide levato in aria tanto alto et attorniato di tanto isprendore che elli appena il potea vedere. E che faceva, questo semplice frate, quando sancto Francesco