asino, et inginocchiossi dinanzi a costui e baciolli i piedi e sí lo ringraziò umilmente, perch’elli avea degnato d’ammonirlo cosí caritativamente. Allora il villano, insieme co’ compagni di sancto Francesco con grande divozione lo levarono di terra e riposonlo in sullo asino, e caminarono oltre: e giunti che furono forse a mezza la salita dello monte, però ch’era il caldo grandissimo e la salita faticosa, e questo villano sí dalla sete grandissima sí dal caldo intanto era gravato, che cominciò a gridare dopo sancto Francesco: — Oimè, ch’io muoio di sete, e se io non ò qualche cosa da bere, io traffelerò immantanente. — Per la qual cosa sancto Francesco iscese dallo asino e gittasi in orazione, e tanto istette ginocchione colle mani levate a cielo ch’elli conobbe per revelazione che Dio l’avea esaudito, et allora disse allo villano: — Corri, va tosto a quella pietra, et ivi troverai l’acqua viva, la quale Cristo in questa ora per la sua misericordia à fatta uscire della pietra. — Corre costui a quello luogo che sancto Francesco gli aveva mostrato, e trova una fonte bellissima, per virtú della orazione di sancto Francesco prodotta dello sasso durissimo, e bevve copiosamente e fu confortato. E bene appare che quella fonte fosse da Dio prodotta miracolosamente per gli prieghi di sancto Francesco; però che né prima, né poi, in quello luogo si vide giammai fonte d’acqua niuna presso a quello luogo a grande ispazio. Fatto questo, sancto