della notte e per lo non dormire sancto Francesco era troppo debole dello corpo, e male arebbe potuto camminare a piè; si andarono a uno povero lavoratore della contrada, e sí gli chiesono per l’amore di Dio il suo asinello in prestanza per frate Francesco loro padre, il quale non poteva andare a piede. Udendo costui raccordare frate Francesco, sí li domanda: Sete voi de’ frati di quello frate Francesco d’Ascesi, dello quale si dice cotanto bene? Rispondono i frati che sí, e che per lui veramente elli addo mandano il somiere. Allora questo buono uomo con grande divozione e sollecitudine apparecchiò l’asinello e menollo a sancto Francesco, e con grande reverenzia ve lo fece salire suso e caminarono oltre, e colui con loro dietro allo suo asinello. E poi ch’elli furono iti oltre un pezzo, disse il villano a sancto Francesco: — Dimmi se tu se’ frate Francesco d’Ascesi. — Rispose sancto Francesco che sí. — Or ti ingegna dunque, — disse il villano, d’essere cosí buono come tu se’ tenuto da ogni gente, perciò che molti anno grande fede in te, e però io t’ammonisco che in te non sia altro che quello che la gente ne spera. Udendo sancto Francesco queste parole, non isdegniò d’essere ammonito da uno villano e non disse tra sé medesimo: — Che bestia è costui che mi ammonisce, siccome direbbono oggi molti superbi che portano la cappa; ma immantanente si gittò in terra dello