Pagina:Anonimo - I fioretti di Sancto Francesco.djvu/227


— 209 —

mostri inverso di me; imperò che è segno di grande amore quando il Signore punisce bene tutti i suoi difetti in questo mondo, acciò ch’elli non ne sia punito nello altro; et io sono apparecchiato a sostenere allegramente ogni pena et ogni aversità, che tu Iddio mi voli mandare per li miei peccati. Allora i dimonj, confusi e vinti della sua costanzia e pazienzia si partirono, e sancto Francesco in fervore di spirito esce della chiesa et entra in uno bosco ch’era ivi presso, e quivi si gitta in orazione, e con prieghi e con lagrime e con picchiar di petto cercava di trovare Jesú, isposo e diletto dell’anima sua. E finalmente trovandolo nello segreto dell’anima sua, ora gli parlava reverentemente come a suo signore, ora il pregava come padre, ora gli ragionava come ad amico. In quella notte et in quello bosco i compagni suoi, poi che s’erano desti et istavano ad ascoltare et a considerare quello ch’elli faceva, sí lo vidono et udirono con pianti e con voci pregare divotamente la divina misericordia per gli peccatori. Fu ancóra da loro veduto et udito piagnere ad alta voce la passione di Cristo, come s’egli la vedesse corporalmente. In questa medesima notte il vidono orare colle braccia raccolte in modo di croce per grande ispazio sospeso e sollevato da terra et attorniato da una nuvola risprendente. E cosí in questi santi esercizi tutta quella notte passò sanza dormire, e poi la mattina, conoscendo i compagni che per la fatica