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bene; però ch’io non sono dannato; ma per certi miei peccati, i quali io non ebbi tempo da purgare sofficentemente, sostengo grandissime pene di purgatorio; ma io priego te, padre, che come tu per la tua pietade mi soccorresti quando io ero vivo, cosí ora ti piaccia di soccorrermi nelle mie pene, dicendo per me alcuno Pater nostro, però che la tua orazione è molto accettevole nello cospetto di Dio. — Allora, frate Currado consentendo benignamente a’ suoi prieghi, e dicendo una volta per lui uno Pater nostro con Requie eterna, disse quell’anima: — O padre carissimo, quanto bene e quanto refrigerio sent’io! ora io ti priego che tu il dica un’altra volta. — E frate Currado il dice; e detto ch’elli l’ebbe, dice l’anima: — Padre, quando tu ôri per me, tutto mi sento allevare; onde io ti priego che tu non ristía di pregare per me. — Allora frate Currado, veggendo che quella anima era cosí aiutata per le sue orazioni, disse per lei cento Pater nostri, e compiuti ch’elli gli ebbe, disse quell’anima: — Io ti ringrazio, padre carissimo, dalla parte di Dio, della carità ch’ài auta inverso di me; imperò che per la tua orazione io sono liberata da tutte le pene, e vommene allo regno cilestiale. E detto questo si partí quella anima. Allora frate Currado, per dare allegrezza e conforto a’ frati, recitò loro per ordine tutta questa visione. A laude di Cristo benedetto. Ammen.