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fuori dello Ordine; et anche m’à Iddio revelato che tu sei dannato. — Udendo questo, frate Elia sí dice cosí: — Padre mio reverendo, io ti prego per l’amore di Cristo, che per questo tu non mi schifi né iscacci da te; ma come buono pastore ad essempro di Cristo ritrova e ricevi la pecora che perisce, se tu non la aiuti, e prega Iddio per me che, se può essere, elli rivochi la sentenzia della mia dannazione; imperò che si trova iscritto che Iddio sa mutare la sentenzia, se lo peccatore ammenda il suo peccato; et io ò tanta fede nelle tue orazioni che, se io fossi nello mezzo dello inferno e tu facessi per me orazione a Dio, io sentirei alcuno rifrigerio; onde ancóra io ti prego che me peccatore tu raccomandi a Dio, il quale venne per salvare i peccatori, che mi riceva alla sua misericordia. — E questo diceva frate Elia con grande divozione e lagrime; di che sancto Francesco, come piatoso padre, gli promise di pregare Iddio per lui, e cosí fece. E pregando Iddio divotissimamente per lui, intese per revelazione che la sua orazione era da Dio esaudita quanto alla revocazione della sentenzia della dannazione di frate Elia, e che finalmente l’anima sua sarebbe salvata; ma che per certo elli uscirebbe dello Ordine e fuori dello Ordine si morrebbe. E cosí addivenne, imperò che ribellandosi della chiesa Federigo re di Cicilia et essendo iscomunicato dallo Papa elli e chiunque gli dava aiuto o consiglio, il detto frate Elia, il quale era