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ordine tutta la tentazione ch’elli avea auta dallo dimonio dentro e di fuori, mostrandogli chiaramente che colui che gli era apparito era il diavolo e non Cristo, e che per niuno modo egli dovea acconsentire alle sue sugezioni; ma quando il dimonio ti dice piú: — Tu se’ dannato, — disse sancto Francesco, — e tu gli rispondi: Apri la bocca, e mo vi ti caco; e questo ti sia il segnale ch’elli è il diavolo: imperò che, dato che tu gli arai questa risposta, immantanente fuggirà. A questo ancóra dovevi tu conoscere ch’elli era il dimonio, imperò ch’elli t’indurò il cuore ad ogni bene; la qual cosa è proprio suo uficio. Ma Cristo benedetto mai non indura il cuore dello uomo fedele, anzi l’amorbida, secondo ch’elli dice per la bocca dello profeta: Io ti torrò il cuore di pietra e darovvi cuore di carne. — Allora frate Ruffino, veggendo che sancto Francesco gli diceva cosí per ordine tutto Il modo della sua tentazione, e compunto per le sue parole, cominciò a lagrimare fortissimamente e ad orare sancto Francesco, et umilemente riconoscere la colpa sua in avergli celata la sua tentazione. E cosí rimase tutto consolato e confortato per gli ammonimenti dello padre sancto, e tutto mutato in meglio. Poi finalmente gli disse sancto Francesco: — Va, figliuolo, e confèssati, e non lasciare lo studio della orazione usata, e sappi, per certo, che questa tentazione ti sarà a grande utilità e consolazione, et in brieve il proverai. —